psicologa psicoterapeuta specializzata in psicoanalisi della relazione e terapia emdr
Per lutto si intende l’insieme di reazioni psicologiche, comportamentali, sociali e fisiche legate alla perdita.
Per elaborazione del lutto si intende il processo attraverso cui l'individuo si adatta attivamente alla perdita, cioè impara a convivere con essa senza essere sopraffatto dal dolore, dalla rabbia o dalla solitudine. Perchè il lutto abbia un decorso favorevole sembra indispensabile che la persona, con i tempi che le sono propri, sopporti il tormento emotivo che la perdita comporta. Solo se riesce a tollerare la sofferenza acuta, la rabbia, la ricerca più o meno consapevole del come e del perchè è avvenuta la morte, chi ha subito la perdita può arrivare poco a poco ad ammettere e ad accettare che tale perdita è davvero definitiva e che la propria vita deve subire una ristrutturazione.
Quando serve un aiuto?
- quando dura troppo: non c’è un tempo ‘giusto’ entro il quale deve avvenire la rielaborazione del lutto. Alcune ricerche hanno tuttavia evidenziato dei tempi che sono considerati ‘fisiologici’: viene considerata 'normale' una reazione di forte dolore e tristezza della durata di 12-15 mesi. Se lo stato di sofferenza intensa si prolunga negli anni successivi non è più considerato come una fase necessaria all’elaborazione del lutto, ma come un elemento di disagio (lutto cronico).
- quando non riesco a sentire: se una persona rimane emotivamente distaccata per molti mesi e non riesce a contattare il dolore legato alla perdita (lutto ritardato), significa che il processo di elaborazione del lutto ha bisogno di essere sostenuto.
- quando sono presenti alcuni fattori di rischio. Ci sono alcuni aspetti, che vengono chiamati 'fattori di rischio' che rendono più difficile affrontare la perdita di una persona:
- quando SOGGETTIVAMENTE sento che quello che è successo E' TROPPO PER ME
Cosa può fare lo psicologo?
Fonte: DSM 5; A. Onofri e C. La Rosa (2015)"il Lutto" .
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Le categorie diagnostiche o gli elenchi di sintomi non sono etichette che dicono chi siamo noi, sono piuttosto modi per ordinare vasti e complessi tipi di esperienze. Rappresentano solo un punto di partenza, una sorta di mappa iniziale con cui dare un nome e una forma alle difficoltà e alla sofferenza.